Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 16 dicembre 2005 Egregio Presidente, Egregi Colleghi, abbiamo a disposizione solo pochi minuti per parlare della Pace, il tema più importante della nostra epoca, l’aspirazione comune a milioni di persone di ogni continente: il tema che Aristotele definiva “il fine stesso della polis” e che per Raimon Panikkar è “il vero traguardo della vita umana, realtà cosmica e antropologica e non soltanto politica”. La pace come qualcosa di concreto e tangibile, limitato e possibile da godere, non come un’utopia. Come sintesi di tre esperienze primordiali dell’uomo, vale a dire la libertà, la giustizia e l’armonia. Perché senza giustizia – per rispondere ad alcune affermazioni fatte in aula – non c’è pace, la pace è inseparabile dalla giustizia. E quella che io definisco con il termine pace non è, asetticamente, uno status di assenza temporanea di guerra. Ne’ qualcosa che si può imporre, ovvero esportare attraverso forme di violenza, guerre preventive, fosforo bianco od uranio impoverito. La pace, voglio ricordarlo, non è mai un mezzo, bensì un fine. Pace dunque, come intendono tutte le religioni, come accettazione del mondo e degli altri. Dico chiaramente che avrei preferito che nel corso di questo dibattito avessimo parlato di più della pace e dell’assenza di pace che pervade il mondo, piuttosto che delle nostre istituzioni. Che avessimo parlato non solo delle guerre – spesso dimenticate anche dai mass-media – che insanguinano il pianeta, ma anche dei problemi della fame, della violenza, della sopraffazione, della mancanza di dialogo che pervadono ogni attimo della nostra esistenza; del mancato rispetto dei diritti umani più elementari. Vi ricordo che il 10 dicembre scorso vi è stata la ricorrenza della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948, la quale afferma all’articolo 1: “Tutti gli uomini nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. E poi continua all’articolo 2, ricordando che questi diritti spettano “senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”. Ebbene tutti noi sappiamo come questa dichiarazione sia ogni giorno disattesa. Anche in quest’aula, che ha ospitato dichiarazioni manifestamente xenofobe e razziste, consentendo comunque a chi le ha espresse la libertà di parola, uno dei valori fondamentali della democrazia. Voglio ricordare, in particolare a chi si richiama ad un ordine superiore, ad un qualche Dio, che il parlamento delle religioni mondiali, nella dichiarazione di Chicago del 1993, ha affermato che “l’impegno a favore dei diritti umani, della libertà, della giustizia, della pace e della conservazione della terra è comandato in maniera assoluta”. Che ogni uomo – senza differenze – possiede una dignità inalienabile e intangibile. Che sono da rifiutare gli egoismi di ogni tipo, che si affermino sotto forma di classismo, di razzismo, di nazionalismo o di sessismo. E che i giovani dovrebbero imparare, in famiglia ed a scuola, che la violenza non può essere un mezzo di confronto con gli altri”. Io sto pertanto con Arturo Paoli quando afferma che “dobbiamo aiutare il più possibile i giovani a uscire dalla dipendenza consumistica ed acquistare la coscienza di essere una società e quindi essere creatori di pace. Coscienti di essere soggetti attivi nella società. Capaci di sentire la responsabilità dei sofferenti, dei poveri, degli emarginati”. Perché, per dirla con Bauman, “tu sei gli altri, tu sei la comunità, tu sei determinato dalla condivisione con gli altri”. “Il fondamento della libertà è proprio l’assunzione di responsabilità per l’altro, è mettere l’altro al centro dell’interesse personale”, come scrive Levinas. Ecco perché ci rivolgiamo ai giovani: perché è responsabilità di tutti concorrere ad un migliore ordine mondiale, perché è un dovere etico degli adulti e degli anziani preparare un futuro alle generazioni che verranno e perché, come scrive Marcelo Barros, “la ricerca di un mondo migliore fa parte dell’essere umano, il quale è sempre in marcia, sempre in cammino per realizzare una civiltà più aperta agli altri, alla vita e alle generazioni che verranno”. I giovani devono dunque imparare il valore assoluto del dialogo, per praticarlo in ogni occasione della vita come “strumento” che porta al superamento dei conflitti in modo nonviolento: non solo le guerre, ma anche i piccoli e grandi conflitti personali, familiari, sul lavoro, nella vita politica… E devono imparare a praticare la riconciliazione con colui che è detto “nemico”. “Il rispetto è la più importante virtù fondamentale. Io devo avere rispetto per l’essere diverso degli altri – afferma Hans Kueng – perciò si deve avere comprensione. Io devo cercare di comprendere meglio gli altri. Come anche l’altro, se io cerco di comprenderlo meglio, mi comprende meglio.” Si ritorna insomma alla “regola aurea” richiamata da tutte le religioni mondiali: “non fare agli altri quello che non vuoi gli altri facciano a te...”. Solo dialogando con apertura e senza pregiudizi di questi temi i giovani potranno acquisire piena coscienza del fatto e dei motivi che portano alla situazione attuale: con un miliardo di persone che non hanno di che mangiare; con tre miliardi di persone che non dispongono di acqua potabile; con l’Aids che ha fatto più morti che tutte le guerre del XX secolo; con il 20 per cento della popolazione mondiale che controlla e sfrutta l’80 per cento delle risorse; che da quando è apparso sulla Terra l’homo sapiens sapiens non sono mai state distrutte e saccheggiate così tante risorse del pianeta, risorse che sono limitate ed esauribili; che milioni di bambini e bambine vivono come schiavi, venduti, sfruttati, picchiati e violentati, spesso in nome dell’idolo denaro; e che in un mondo dominato dalla violenza anche la pace è una scelta, come ha affermato Giovanni Paolo II nel suo ultimo messaggio per la Giornata mondiale della Pace: “il male ha sempre un volto e un nome: il volto e il nome di uomini e di donne che liberamente lo scelgono”. Insomma, come ribadisce lo slogan della campagna mondiale contro la povertà e la fame, questi sono confronti che si possono vincere: “Io lo voglio, tu lo vuoi, noi possiamo”. Non è possibile pertanto, secondo me, dibattere sul ruolo, sul significato, sulla presenza del Forum Trentino per la Pace senza premettere questi temi. Altrimenti, che assemblea parlamentare saremmo? Parliamo dunque di una legge, a mio avviso molto lungimirante: con la n. 11 del 1991 la Provincia si è impegnata a promuovere la cultura della pace – favorendo inoltre una migliore conoscenza dei problemi dei diritti umani, della solidarietà tra i popoli e delle modalità non violente di risoluzione dei conflitti – e per questo fine ha istituito il Forum, quale organismo permanente per garantirne una partecipata realizzazione, valorizzando dunque il principio di sussidiarietà garantito anche dalla Carta Costituzionale. Ecco pertanto emergere il Forum come strumento, come mezzo per realizzare gli obiettivi della legge. Se oggi ne parliamo lo si deve all’iniziativa di due forze politiche che, a modo loro, intendono modificare anche in modo sostanziale la situazione attuale. Desidero dunque ringraziare i proponenti dei disegni di legge in discussione poiché, a prescindere dalla condivisione dei contenuti, hanno offerto la possibilità e l’opportunità di parlare del Forum e di far conoscere di più e spero meglio – ai consiglieri ma anche alla comunità trentina – la validità e l’attualità di questa istituzione a 14 anni di distanza dalla nascita della legge. Una prima questione che è stata sollevata e discussa riguarda la seguente domanda: la Provincia deve o meno occuparsi del tema della Pace e dei temi ad essa correlati? E se sì, deve occuparsene come una delle tante attività del governo o come un’attività dell’istituzione sovrana e interamente rappresentativa dell’intera collettività, cioè il Consiglio? Se consideriamo la Pace il valore supremo, l’unico vero denominatore comune di questa epoca, allora la risposta non può che essere affermativa rispetto alla prima domanda: sì, è un compito della Provincia occuparsi anche di pace. Già all’epoca del dibattito consiliare che portò a votare la legge si pose il problema della collocazione spaziale del Forum – il dibattito non si svolse solo nell’aula consiliare ma anche nella società civile – problema che venne risolto riconoscendo nel Consiglio l’unica sede “naturale” all’interno della quale incardinare il Forum, proprio al fine di portare la pace dentro le istituzioni e dentro la prima delle nostre istituzioni autonomistiche. Questo della collocazione presso il Consiglio è considerato dalle istituzioni e dalle associazioni del Forum un grande valore. Non è sufficiente pertanto che la Provincia si occupi ANCHE della pace – questo il senso della decisione di allora ed anche il valore di quella scelta - ma che incardini all’interno delle sue istituzioni questo obiettivo, consentendo così al Forum di poter operare quale “istituzione tra le istituzioni”; quale soggetto altamente indipendente ed autorevole e non come un qualunque organismo che chiede aiuti o sovvenzioni all’ente pubblico, ne’ come un tema tra i tanti da affrontare con qualche delibera quà e là mettendo il Forum nella condizione di cercare – o peggio mendicare - la benevolenza del politico di turno (questo sì sarebbe un comportamento con possibili risvolti negativi…) Si apre di conseguenza una seconda questione: il Forum è stato, è e sarà utile al raggiungimento degli obiettivi posti dalla legge del 1991? Per rispondere occorre guardare a quanto il Forum ha fatto nel corso degli anni, tutto documentato attraverso le relazioni ed i bilanci. C’è chi li ha letti in chiave – legittimamente – negativa e chi potrà invece trovare conferma di un eccellente lavoro. Che non ha avuto per niente i caratteri dell’occupazione stalinista, ne’ quelli della promozione di un modello marxista-leninista nella nostra società. Accetto ogni giudizio ed ogni commento, ma non che si debba vedere in ogni attività la presenza del “nemico”, interpretando così il ruolo del superstite giapponese ancora in attesa degli invasori americani a sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Nei giorni scorsi abbiamo ad esempio portato tra i giovani di Rovereto e di Trento l’avvocato sudafricano Ilan Lax, membro della Commissione per la Verità e la Riconciliazione costituita dal parlamento di quel Paese: si è trattato di un’esperienza entusiasmante, con un protagonista del nostro tempo. Così come è stato toccante accompagnare nelle scuole, solo qualche mese fa, un sopravvissuto dall’esplosione nucleare di Hiroshima. Sinceramente, non mi sono posto il problema se prima di entrare in aula l’avvocato Lax od Hiromu Morishita si fossero iscritti a qualche partito della sinistra. La scorsa settimana è stata inviata, destinazione l’Agenzia nucleare delle Nazioni Unite, la lettera con la quale il Forum, assieme al presidente della Provincia ed al rettore dell’Università, invita in Trentino il Premio Nobel per la Pace 2005. Non mi pareva il caso di protestare con l’Accademia svedese delle scienze perché il nuovo Nobel si chiama Muhammad El Baradei: forse, visto il nome, potrebbe essere di fede islamica. Così come non mi sembra proprio un comunista quel signore di origine tedesca – si chiama Ratzinger – che pubblica proprio oggi sull’Osservatore Romano l’intervento per la Giornata mondiale della Pace del prossimo primo gennaio 2006. Certo, chi fa sbaglia e forse io stesso non sono all’altezza di un compito così importante. Ma per favore non si cerchi di strumentalizzare tutto e si dia il vero valore alle singole cose, senza “marchiare” ingiustamente chi svolge il proprio lavoro con passione, altruismo e competenza. Per quanto riguarda la corrente legislatura, credo che ciascun consigliere sia stato posto nelle condizioni di poter conoscere, nei minimi dettagli, quanto il Forum abbia fatto e con quanti soldi. Soldi che, in quanto pubblici, sono per me quasi sacri, da impiegare con il buon senso del padre di famiglia. Anche perché, francamente, non sono poi molti. Riportiamo tutto alle reali dimensioni: il Forum costa alla comunità trentina poco più di 70 mila euro all’anno, a fronte dei 4 miliardi di euro del bilancio provinciale. Non c’è nessun ufficio della provincia (e pochi anche tra i Comuni) con risorse così contenute. Ma davvero qualcuno pensa seriamente che con 30-40 mila euro annui si possa “occupare culturalmente” la scuola trentina di ogni ordine e grado con contenuti o modelli di “sinistra”? Suvvia. Vogliamo forse paragonare i soldi del Forum con i mille miliardi di dollari spesi nel 2005 per gli armamenti, quando basterebbe un decimo di quel denaro per sradicare la fame dal mondo? Oppure, per rimanere a casa nostra, vogliamo paragonarli con i soldi delle cosiddette “spese di rappresentanza” o di altre voci che solo negli ultimi anni si è cominciato, finalmente, a contenere. Se dunque c’è una vergogna, non sono i soldi che il Forum ha speso, nonostante le idee, i progetti, le iniziative: ma semmai quelli che vengono sperperati qua e là oppure impiegati per distruggere ogni speranza di pace, qui da noi e nel resto del mondo. L’hanno già ricordato alcuni colleghi: in quindici anni il Forum è costato meno della metà del costo annuo di rinnovo degli arredi dei gruppi consiliari. Ma potremo fare molti altri esempi comparativi, considerato che settimanalmente vi sono determine di dirigenti provinciali nell’ordine di dieci, venti, cinquanta volte il valore del budget del Forum. E’ vero che la Provincia interviene nei settori attinenti il tema della pace con altre leggi, ponendosi tra le realtà più avanzate del mondo. A differenza dell’Italia, penultimo tra i Paesi Ocse con lo 0,11% del Pil previsto nel 2005, quando le Nazioni Unite chiedono di impegnare lo 0,70% (percentuale in linea con l’impegno trentino). Ma il Forum, come disponibilità economica, ne ha veramente poca e pertanto tende, ancora di più e proprio per questo, a spendere meglio quel poco che ha. Inoltre, credo che sia stata garantita a ciascuno la possibilità di proporre iniziative o attività, nel segno della massima trasparenza e correttezza. Voi tutti, nessuno escluso, avete ricevuto più volte, anche per lettera le mie sollecitazioni a presentare idee, proposte, suggerimenti e critiche. Pochi di voi, in verità, mi hanno risposto. Nessuno tra quelli che oggi criticano pesantemente il nostro operato. Ringrazio invece i colleghi Catalano e Viola per la collaborazione, sempre propositiva quand’anche critica. Se il Forum è dunque utile alla causa della pace, come mi sembra questo dibattito stia evidenziando, dove lo collochiamo? Dal confronto, qui e fuori dell’aula, molti ritengono che la pace non possa essere “privatizzata”, in quanto bene pubblico per antonomasia, e che la promozione della pace non possa essere neppure appaltata a soggetti esterni all’ambito istituzionale. Ho compreso la portata dell’iniziativa legislativa dei colleghi di Forza Italia ed il loro intento propositivo, che ho apprezzato nel metodo e nella forma. Ma probabilmente la loro proposta, almeno così come è stata formulata, non è percorribile, almeno secondo quanto hanno affermato in commissione le persone consultate. Una volta affermato che il Consiglio è la sede più adatta per ospitare il Forum, occorre semmai approfondire l’analisi per capire se il Forum, nel Consiglio, vada bene così o debba essere migliorato, e come. Esiste, come qualcuno ha evidenziato, un problema di rappresentatività? Il presidente è troppo, per così dire, “di parte”? Allora vi prego di dichiarare apertamente se, alla luce di quanto abbiamo fatto, detto e scritto il mio comportamento sia stato “di parte”. Altrimenti, se il problema è di natura politica ed è da risolvere a prescindere da chi sia il consigliere provinciale che ricopre questo ruolo, desidero si sappia che per il bene del Forum, e se ciò serve a far “apparire” il Forum meno “di parte”, sono completamente disponibile a togliere il disturbo in ogni momento. Che dunque il presidente sia un altro consigliere – in commissione ho persino proposto la “soluzione” della rotazione tra i tre consiglieri provinciali eletti -, che sia una personalità esterna al mondo delle istituzioni come ha suggerito anche il collega Viganò, ovvero che sia lo stesso presidente del Consiglio, quale massimo rappresentante dell’assemblea legislativa del Trentino poco importa, a mio avviso, se non si lavorerà tutti insieme per rendere questa istituzione veramente partecipata ed utile a tutti. Un’altra questione circa il possibile miglioramento dell’attività del Forum riguarda le strutture e le dotazioni economiche, entrambe insufficienti come ho più volte ricordato. Se il presidente del Forum deve essere super partes abbia almeno un luogo dove poter incontrare gli interlocutori senza doverli ospitare nella sede del proprio gruppo consiliare, proprio per separare il ruolo istituzionale da una sede, questa sì, di parte. In conclusione, come ho affermato in sede di assemblea, il Forum non è stato ne’ da una parte , ne’ dall’altra, politicamente parlando. Semplicemente è stato dalla parte della Pace, così come gli chiede di fare la legge istitutiva. Sono convinto che il Forum abbia notevoli potenzialità, ma soprattutto che il Forum sia utile ed importante per la crescita sociale e civile della comunità trentina, quella che risiede qui in Trentino e quella, altrettanto numerosa ed importante, che abita ormai nel resto del mondo. Sono altresì convinto che il Forum sia piuttosto poco valorizzato e relativamente poco conosciuto. Potrebbe insomma fare e dare molto di più alla comunità, solo se fosse più sentito e partecipato da tutti voi. Se dall’esito di questo dibattito il Forum dovesse essere confermato nella sua attuale collocazione, ma non dovesse ricevere maggiori attenzioni da parte vostra, ebbene sarà stata una vittoria di Pirro: conto invece che dopo questo dibattito ognuno di voi si senta più vicino e più partecipe alla vita del Forum ed alle iniziative che esso propone. E che nei prossimi anni il Forum – che per definizione è un luogo di incontro, di dialogo e di confronto - possa lavorare in un clima di maggiore serenità e fiducia. Personalmente ritengo quella nel Forum l’esperienza più importante ed arricchente all’interno del mio ruolo in questo Consiglio. Considero la presidenza del Forum un grande onore, che nobilita l’impegno politico ed una responsabilità non indifferente. Mai un istante ho pensato che il Forum potesse prestarsi ad interessi di parte, a speculazioni politiche o personali. Guai a utilizzare un tema come la Pace per il vantaggio di qualcuno! Mi piace qui ricordare che lo stesso Aldo Capitini, quando ideò la marcia da Perugia ad Assisi, chiese a tutti i partecipanti di non esibire simboli o bandiere di partito. In un mondo che, come affermava Alex Langer, dovrebbe “disarmare e digiunare” ed in attesa di una “conversione ecologica” che prima o poi (speriamo sia più “prima” che “poi”) si renderà necessaria, purtroppo non si fa mai abbastanza per la pace. Questa affermazione non significa però una resa, bensì uno stimolo ad impegnarsi per un mondo nel quale possano finalmente prevalere giustizia, dialogo, equità, solidarietà, libertà, nonviolenza… in una parola la Pace! Concludo il mio intervento, signor presidente, signori colleghi, dichiarando che su tutte le questioni afferenti il Forum della Pace il mio voto sarà di totale astensione, proprio al fine di non influenzare in alcun modo la libera espressione della volontà di quest’aula. Mi piacerebbe, però, che al di là dell’esito finale di questo dibattito si operasse per un sempre maggior dialogo tra le diverse forze politiche, affinché i temi che riguardano la pace nel mondo – questi sì veramente importanti, urgenti quanto drammatici - possano essere sempre più presenti nei nostri cuori e nelle agende dei lavori consiliari. Grazie
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ROBERTO
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